Un inizio imbarazzante

L'iniziativa popolare in Svizzera e il suo debutto problematico

Un inizio imbarazzante

In Svizzera si chiama iniziativa popolare quando il popolo vota per modificare la Costituzione. La modifica per passare ha bisogno della doppia maggioranza di popolo e Cantoni. Si dice referendum invece quando il popolo vota per annullare una legge (referendum facoltativo, maggioranza semplice) o una modifica della Costituzione (referendum obbligatorio, doppia maggioranza) accettate dal parlamento; in pratica per sconfessare il lavoro del parlamento. Solitamente quando si parla di votazioni svizzere, in Italia sia l'iniziativa che il referendum vengono chiamati entrambi referendum, ma in realtà sono due cose ben distinte.

Molti, compresi gli svizzeri, pensano alla Svizzera come a una democrazia diretta. In realtà è una democrazia semi-diretta, dato che dopo l'eventuale successo al voto dell'iniziativa, il parlamento deve trasformare la volontà popolare in legge costituzionale; c'è quindi una mediazione parlamentare. Questa forma comunque molto spinta di democrazia non si perde nella notte dei secoli ma è nata con la Costituzione del 1848, ossia quando la Svizzera si trasforma da alleanza di stati (cioè i Cantoni) a stato federale; a noi comunque piace sempre chiamarla Confederazione, anche se tecnicamente non lo è più dal 1848, dato che appunto i Cantoni non sono più stati sovrani confederati ma parte di una federazione.

Dalla sua introduzione, lo strumento dell'iniziativa popolare ha avuto una partenza lenta: solo dagli anni '70 del Novecento è diventato uno strumento amato dai politici e dai cittadini. La prima iniziativa popolare è stata votata nel 1893 ed è passata; si chiamava "Divieto della macellazione rituale". Nel XIX e prima metà del XX secolo l'antisemitismo in Svizzera era uno degli sport nazionali; basti pensare che gli ebrei fino al 1866 potevano risiedere solo in due comuni, Lengnau ed Endingen; e infatti molte persone di discendenza ebraica in Svizzera hanno la loro attinenza in quei due comuni. La prima iniziativa popolare è stata chiaramente antisemita, infatti si rivolgeva alla macellazione kosher. Gli ebrei di allora erano i musulmani di oggi: guardati con sospetto e paura e con le loro pratiche da vietare, dato che sono diverse dalle nostre. La storia sembra davvero ciclica. Nel 1866 gli ebrei diventano cittadini come il resto degli svizzeri ma nel 1893 si ricorda loro che sono comunque diversi, che le loro pratiche non sono accettate. Come se il taglio rapido della carotide dell’animale fosse una metodologia particolarmente crudele per ucciderlo. Lo scopo, ammantato da finto animalismo, era semplicemente quello di vietare pratiche ebraiche.

Lo strumento dell'iniziativa popolare è stato spesso usato per fini velatamente o sfacciatamente razzisti, ieri erano gli ebrei, oggi per esempio sono i musulmani. Tendenzialmente, gli svizzeri resistono alle sirene populiste e xenobe, a volte però, spinti magari dagli accadimenti internazionali, cedono e approvano modifiche alla Costituzione che sono una vergogna per l'immagine della Svizzera all'estero. Un esempio eclatatante è l'approvazione nel 2009 del divieto di costruzione dei minareti (non le moschee, solo i minareti) con argomentazioni da scontro di civiltà. Attraverso l'iniziativa popolare, la Costituzione svizzera viene riempita di aggiunte spesso molto discutibili, come le suddette. Una soluzione sarebbe quella di permettere l'iniziativa popolare anche per leggi ordinarie a livello federale, ma al momento la faccenda non è all'ordine del giorno.