Se il bullo invade
Se Taiwan viene invasa, cambia tutto

Da quando mi interesso di Taiwan, ho sempre letto gli analisti seri affermare che un'invasione cinese di Taiwan è altamente improbabile nel corto/medio periodo. Solo chi vuole creare sensazionalismo e clickbait spara date a caso o scrive di segnali di imminenti pericoli. È vero che negli ultimi anni la Cina ha alzato il livello di litigiosità e il suo esercito si sta addestrando anche specificatamente per un'eventuale invasione, ma, oltre a essere mosse soprattutto per l'opinione pubblica interna, c'è un oceano, e non solo uno stretto, tra queste mosse e il dire che la Cina è pronta a invadere Taiwan. Ciononostante, non è mai da sottovalutare il colpo di pazzia dell'uomo solo al comando, soprattutto se l'uomo solo al comando è attorniato unicamente da yes-men. Anche se altamente improbabile, la possibilità di invasione cinese non è lo 0%. Ragioniamo, quindi, su questa molto improbabile e devastante possibilità, tanto per il gusto di congettura.
Taiwan è un'isola. Spesso quando si parla di scenari di guerra, si tende a sorvolare su questo aspetto basico, fondamentale. Invadere Taiwan vuol dire soldati che sbarcano, o cercano di sbarcare, da navi che attraversano, o cercano di attraversare, lo stretto di Taiwan. Sorvolando su questo aspetto cruciale, supponendo che prima dello sbarco l'esercito cinese abbia distrutto tutti o quasi i possibili ostacoli allo sbarco e/o che al governo e all'opinione pubblica cinese non interessi la morte di centinaia di migliaia di soldati cinesi, diamo per assodato che l'esercito cinese abbia preso più o meno il controllo di Taiwan.
Questo vuol dire inanzittutto che è iniziato lo sterminio dei taiwanesi. Da parte cinese non si è mai nascosto che dopo "l'unificazione" ci deve essere la rimozione degli "agenti indipendentisti", ossia le persone che vogliono che Taiwan resti indipendente. Nella pratica, questo vuol dire lunghissime liste di politici, personaggi pubblici, intellettuali, gente comune da eliminare. Un po' come quello che è già successo dopo il massacro successivo al 28 febbraio 1947, nel quale l'intera classe politica e intellettuale taiwanese venne spazzata via. A questo c'è da aggiungere che nei social media cinesi va sempre di moda la frase "Tenere l'isola, non le persone", un modo neanche molto velato per dire che Taiwan è utile per la sua posizione ma ci si può sbarazzare senza problemi dei taiwanesi. Bisogna considerare che i taiwanesi sono da sempre visti dai cinesi generalmente come traditori della razza cinese, nella terminologia sempre più nazionalista molto di moda in Cina: durante il periodo giapponese, i cinesi vedevano che i taiwanesi non sembravano particolarmente tormentati dal fatto di essere diventati giapponesi, ora vedono che non sono particolarmente tormentati dal fatto di non far parte della Cina. I taiwanesi che sopravviverebbero allo sterminio, invece, vedrebbero persa la loro libertà e sarebbero ridotti a sudditi; come i tibetani o gli uiguri. Il genocidio culturale verso l'unicità della cultura taiwanese sarebbe certo.

La sua posizione, appunto. L'isola di Taiwan fa parte di quella che è chiamata la prima catena di isole, ossia la prima serie di arcipelaghi principali del Pacifico al largo della costa continentale dell'Asia orientale. È composta principalmente dalle isole Curili, dall'arcipelago giapponese, dalle isole Ryukyu, da Taiwan, dalle Filippine settentrionali e dal Borneo. È considerata dagli Usa una barriera militare strategica per l'accesso al più ampio Oceano Pacifico: se Taiwan dovesse cadere nelle mani della Cina, l'Oceano Pacifico sarebbe alla mercé di quest'ultima.
L'aspetto problematico forse più conosciuto dall'opinione pubblica internazionale è quello dei chip. A Taiwan è localizzata, con l'azienda TSMC in testa, la produzione mondiale più importante di microchip. Inoltre, Taiwan è in pratica monopolista nella produzione dei microchip più avanzati. Nel caso di un'invasione cinese, il governo taiwanese non permetterebbe che la Cina entri in possesso di questi impianti, e li renderebbe quindi inutilizzabili. Le ripercussioni mondiali sarebbero enormi: dato che i microchip più avanzati non sarebbero più disponibili e la quantità di quelli più comuni decisamente ridimensionata, la tecnologia farebbe un salto indietro di parecchi anni, con conseguenze inimmaginabili.
Inoltre assisteremmo a un tracollo generalizzato del commercio mondiale. Oltre all'apocalisse dei suddetti microchip, avremmo il fortissimo rallentamento del commercio con la Cina, oltre che ovviamente con Taiwan. Il PIL mondiale farebbe un tonfo spaventoso e milioni e milioni di posti di lavoro nel mondo andrebbero persi. La scala dell'effetto a catena sarebbe enorme e toccherebbe tutti noi, direttamente o indirettamente, nessuno escluso. Sarebbe uno tsunami economico epocale.
Gli Stati Uniti adottano quella che viene chiamata ambiguità strategica, ossia creare deliberatamente incertezza a Pechino e Taipei sul fatto che gli Stati Uniti interverrebbero in caso di guerra. Ciò creerebbe una doppia deterrenza: la minaccia di un intervento statunitense impedirebbe alla Cina di invadere Taiwan, mentre il timore di un abbandono da parte degli Stati Uniti impedirebbe a Taiwan di provocare una guerra dichiarando l'indipendenza de jure (quella de facto ce l'ha già dal 1949), come per esempio cambiare il nome ufficiale da Repubblica di Cina a Taiwan, che la Cina (ossia la Repubblica Popolare Cinese) considera un casus belli. Si dice spesso che l'invasione cinese di Taiwan scatenerebbe la Terza Guerra Mondiale, con gli Usa, il Giappone e altri stati vicini che accorrerebbero ad aiutare Taiwan. Personalmente penso che con l'attuale presidenza, gli Usa nemmeno proverebbero ad aiutare Taiwan. Potrei sbagliarmi, spero di non dover mai verificare.
Questo scenario di invasione cinese è spaventoso. In primis per i taiwanesi, ma anche per tutto il resto del mondo. Come scritto all'inizio, attualmente è altamente improbabile. Tuttavia, tra dieci-venti anni le cose potrebbero cambiare. Io credo che una soluzione per evitare questa immane tragedia sia la deterrenza: dare alla libera e democratica Taiwan tutti gli strumenti militari di difesa che chiede (pagando) per difendersi dal bullo totalitario e uscire dall'ambiguità strategica, ossia le democrazie liberali dovrebbero chiaramente dire che non tollererebbero un'invasione cinese.